Vista la mia lunga latitanza, voglio tornare proponendo un libro molto speciale, soprattutto per lo spirito del blog: I miei luoghi oscuri.
Ho da sempre subito un discreto fascino dalle autobiografie e questo libro rappresenta esattamente ciò che più mi attrae di questo genere, il confronto con il proprio passato. Non fraitendetemi, non vado a cercarmi delusioni del tipo DFW con personaggi alla Tracy Austin, o chi per lei come calciatori, boxer, personaggi televisivi e via dicendo. Ma chi, ripercorrendo la propria vita, riesce con l’arte a trovare l’Essenza, l’origine dell’individualità e raccontarla.
Certo James Ellroy non viene visto come l’Artista puro, conosciuto universalmente come scrittore da bestseller o film kolossal – passando da Sei pezzi da mille fino ad L.A. Confidential – con la sua scrittura chirurgica, che supera il documentarismo nella cinica ricerca del dettaglio, del particolare, della verità.
Con questo libro invece egli mostra con passione se stesso, racconta uscendo da ogni schema di chi è riuscito a fuggire l’inferno di un’adolescenza dedicata alla solitaria ricerca dell’assassino della madre, tra alcool, droga, violenza, incubi e miseria, per scoprirsi nella scrittura in grado di affrontare ogni demone affiorante dal passato.
L’assaggio:
Vivevo in due mondi.
Il mio mondo interno era governato da fantasie ossessive. Il mondo esterno si intrometteva troppo spesso. Non riuscivo a imparare ad ammassare i miei pensieri e tenerli per i momenti intimi. I miei due mondi erano in collisione continua.
Io vivevo di idee – stupide e non. Mi impregnavo di concetti strampalati. I libri e i film fornivano canovacci che rivedevo da una prospettiva distorta.
La mia mente era una spugna culturale. Ero privo di capacità interpretative e non possedevo il dono dell’astrazione. Incameravo trame romanzesche, fatti storici e accadimenti generici – e con brandelli di dati casuali mi costruivo una folle visione del mondo.
La musica classica mi pic-pic piccava il cervello. Mi smarrivo dentro Brahms e Beethoven. Le sinfonie e i concerti mi facevano l’effetto di romanzi complessi. I crescendo e i passaggi appena delineati li vivevo come narrativa. L’alternarsi di momenti veloci e lenti mi precipitava in caduta libera.
Ciao, ho visto che qui si parla di libri, e credo, se già non lo conosci, che potresti essere interessato al mio progetto crossmediale http://farefuorilamedusa.com
Sono certo che ne sarai colpito. Vieni a parlarne, se credi, sulla pagina dei commenti. sono lì tutti i giorni fino all’una del mattino.
Ben Apfel